aus Partitur 'Vier Figuren'

... e subito parlando

Il Sestetto di Skrzypczak è ammirevole per la densità della scrittura ben arginata dalla volontà di concisione, per la teatralità dei gesti musicali che creano una contrapposizione drammatica frai i cinque fiati e il pianoforte. I fiati entrano sulla scena musicale uno dopo l’altro, con un tempo lento, gravido di attese, e il pianoforte appena li sorveglia. Assieme si scatenano in un tempo velocissimo e sprigionano un vigore che arriva al parossismo e quasi impedisce all’ascoltatore di decifrare gli intrecci polifonici. Ma il pianoforte si insinua fra loro, li contrasta, conculca l’euforia, poco a poco li costringe al silenzio e in un silenzio funereo si spegne la composizione, come la rosa in fiore di Ronsard che appassisce e muore: „battue ou de pluie ou d’excessive ardeur, languissante elle meurt, feuille à feuille déclose.“ È una tra le possibili letture soggettive, un consenso dovuto dall’ascoltatore se avverte nel compositore la coscienza di filtrare con l’astratta scrittura musicale le emozioni, i pensieri della propria  umana esperienza. E nell’auditorio del nostro Conservatorio i consensi del pubblico al lavoro di Bettina Skrzypczak sono stati molto calorosi.
Enrico Colombo in La Regione, 19.11.2012

Uraufführungskritik aus der "Neuen Zürcher Zeitung" (20.11.2012)

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